Lorem ipsum gravida nibh vel velit auctor aliquet. Aenean sollicitudin, lorem quis bibendum. Sofisticur ali quenean.

INSTAGRAM

Blog

  /  Salute   /  l’agopuntura fa male?

Questa è forse la domanda più frequente che mi viene rivolta da pazienti e amici.

La risposta è sicuramente negativa: NO, l’agopuntura non fa male!

La parola “ago” evoca pensieri non sempre piacevoli ma gli aghi che si utilizzano per l’agopuntura sono sottilissimi (in media 0,25 mm di diametro) e dunque non sono paragonabili a nessun tipo di strumento che si utilizza in medicina occidentale dove gli aghi sono in genere cavi per permettere l’iniezione o il prelievo di sostanze. In agopuntura invece non iniettando  nulla il diametro degli aghi resta il più sottile possibile (l’ago non è cavo).

Ma il motivo principale dell’assenza di dolore si ha per un concetto più complesso, infatti l’inserzione dell’ago avviene su punti specifici della cute che individuati con precisione fungono come da “pozzo” all’ago stesso (il termine cinese per i punti di agopuntura è xuè “buco, tana“) per cui la sensazione evocata non è spiacevole ma spesso è di “apertura” (nelle patologie da pieno o stasi) o di “riempimento” (nei casi di patologie da deficit).

L’ago dunque agisce senza introdurre sostanze estranee ma va a toccare qualcosa di profondo chiamato qi. Da quanto detto si comprende quanto sia importante la perfetta conoscenza dell’anatomia umana e della localizzazione dei punti secondo la Medicina Tradizionale Cinese (MTC). I punti presenti sulla cute sono circa 366 (quasi tanti quanti i giorni dell’anno) e ciò fu concepito attraverso l’osservazione e la profonda conoscenza che i cinesi avevano della natura e che li ha portati a elaborare un sistema medico in cui l’uomo è  parte integrante del cosmo,  costituendo con ciò che lo circonda la triade “cielo-uomo-terra”. Quando si inserisce o si toglie l’ago si immagina questa sequenza suddividendo in 3 rapidissimi passaggi il movimento di inserzione ed espulsione. questo è ovviamente inavvertito dal paziente ma fa parte del bagaglio culturale del medico agopuntore.

Dunque l’agopuntore e l’ago sono il mezzo di trasmissione tra il qi dell’universo e quello del paziente, il medico lavora attraverso il qi, per cui deve essere in grado di far si che l’ago  agisca , cioè che il qi si muova.

Il terapeuta può allora essere uno strumento che sta al paziente decidere come e quando utilizzare, lo strumento consiste sia nelle conoscenze specifiche che il medico ha acquisito (agopuntura, qigong, prescrizioni, indicazioni dietetiche ecc..), sia ne suo “essere”.

Con il succedersi delle sedute il paziente prende quasi coscienza della localizzazione anatomica dei punti sul suo corpo ed arriva a percepirli con un generico stato di quiete durante la seduta a sensazioni interne più complesse. Questo è dato dall’arrivo del qi che scorre nei canali di agopuntura.

Il modo in cui l’ago viene inserito è molto importante e dipende soprattutto da una corretta diagnosi del paziente. Come scritto nei testi classici di medicina cinese “Come sul bordo di un precipizio, cautela per non cadere, le mani come per tenere la tigre, afferrarla ben salda, lo  shen non si lascia distrarre dalle cose, con la mente calma si osserva attentamente il paziente senza guardare a destra e sinistra, per fare bene bisogna pungere diritto, senza deviazioni, bisogna rettificare il proprio shen per rettificare lo shen del paziente, il medico deve fissarlo negli occhi, se lo shen è fissato il qi scorre con maggior facilità” (Suwen,capitolo 25).

J. Shott,  il più grande esperto mondiale di agopuntura pediatrica, ritiene che il modo di inserire l’ago da parte del medico, cioè voler “disperdere” o “tonificare” con una precisa intenzione che si traduce in uno specifico movimento del polso, sia in realtà la cosa più importante che il modico deve compiere, come a dare o togliere qualcosa al paziente.

Sicuramente è importante la capacità dell’agopuntore nello stimolare l’ago e quindi condurre il qi. Nei testi classici troviamo varie descrizioni dell’ottenimento del qi, deqi, quali: ” Se si sente l’ago leggero scivoloso, lento , il qi non è arrivato; se pesante, ruvido, stretto, il qi è arrivato. L’arrivo del qi è come un galleggiante e sprofondare, come il pesce che abbocca all’amo; quando invece il qi non arriva è come trovarsi nella quiete di una sala vuota” (Dou Hanqin, Biaoyoufu).

Per questo motivo il medico che pratica agopuntura deve esso stesso essere in profondo equilibrio e a tal fine viene consigliato di praticare le ginnastiche  mediche cinesi per mantenerlo (qigong in particolare).

Nel momento del pungere il cuore deve essere aperto, stabile, quieto, vuoto. Se tutto va bene il benessere che deriva dalla terapia non si limita solo alla regressione dei sintomi riferiti, ma si stende ad aspetti  che non sono stati riportati dal paziente, producendo quegli “effetti inattesi” che tra l’altro confermano diagnosi e scelte terapeutiche.

Di solito la seduta di agopuntura calma e quieta fisicamente e mentalmente ( spesso il paziente si addormenta) e produce una precisa sensazione di leggerezza fisica e mentale che in genere segue il trattamento. Spesso si manifestano reazioni emozionali e fisiche intense, quali sospiri, lacrime, singhiozzi, e sensazioni molto varie di spostamenti, riempimenti e svuotamenti nelle diverse parti del corpo. Anche il tempo in cui il paziente rimane con gli aghi è come un tempo di decadimento, con un preciso effetto sulla percezione delle emozioni. “Il qi arriva come uno stormo di uccelli, si spande come in un campo di miglio, i suoi movimenti sono come voli di uccelli di cui non si sa la provenienza, così il medico deve essere pronto come un arciere nell’imboscata per scoccare la freccia quando giunge il momento” (Suwen, capitolo 25).

L’esercizio dell’agopuntura richiede quindi abilità e l’atto del pungere deve essere preceduto da tutta la preparazione del medico.

In conclusione la penetrazione del’ago è più o meno indolore ma la “sensazione” dell’ago cioè l’ottenimento del qi è molto precisa se pur di difficile definizione da parte sia  del paziente che del medico.

Leave a Comment: